Il Progetto ASTICI porta avanti da oltre un decennio il ripopolamento sperimentale delle popolazioni di astice europeo lungo le coste settentrionali del Lazio come risposta concreta al problema dell’impoverimento della biodiversità marina. Al progetto sono collegate numerose attività di “Public Engagement” che mirano a sensibilizzare la cittadinanza sull’importanza della gestione sostenibile delle risorse marine e sulle ricerche e i risultati ottenuti dall’Università della Tuscia in questo settore.
Il Progetto ASTICI è nato dalla constatazione che le popolazioni di molte specie marine sono in forte declino a causa degli impatti causati dalle attività umane. L’Astice europeo è uno di questi casi: nel Mediterraneo le popolazioni sono in declino e la specie non recupera abbastanza velocemente da sostenere adeguatamente il settore produttivo collegato, nonostante l’adozione di misure di gestione dedicate. Il Progetto ASTICI offre una risposta a questo problema: incrementa le popolazioni naturali con azioni di ripopolamento che impiegano giovani astici prodotti negli impianti di acquacoltura sperimentale del Dipartimento di Scienze Ecologiche e Biologiche (DEB) presso il Centro Ittiogenico Marino Sperimentale (CISMAR) delle Saline di Tarquinia. Così facendo si mettono in atto risposte concrete al problema dell’impoverimento della biodiversità marina, offrendo al contempo un modello generalizzabile di gestione sostenibile delle risorse. Infatti, se la biodiversità e gli ecosistemi non sono “in salute” oggi, non lo saremo neanche noi domani, e non potremo mantenere la società prospera ed equa secondo gli obiettivi dell’Agenda 2030.
Azioni di Public Engagement in questo settore sono particolarmente importanti perché, sebbene termini come biodiversità e sostenibilità siano ormai diffusi, manca una reale comprensione degli impatti antropici sulla biodiversità marina e delle soluzioni scientifiche disponibili. Utilizzando i risultati del Progetto ASTICI è stato possibile trasmettere ad un ampio pubblico, rappresentato da cittadini, pescatori ed istituzioni del territorio, il legame che esiste tra la ricerca accademica (che ha permesso di realizzare i ripopolamenti di astice), la conservazione degli habitat marini (che essendo protetti da barriere sommerse offrono un ambiente sicuro per l’accrescimento di questa specie) e il mantenimento delle risorse necessarie a sostenere il comparto della piccola pesca costiera, che è in forte crisi. I pescatori costituiscono infatti un target privilegiato, essendo sia i beneficiari principali del progetto, sia la categoria che più di ogni altra è in grado di produrre valore aggiunto grazie ad una maggiore consapevolezza e all’applicazione di buone pratiche. Per coinvolgere le marinerie di riferimento di Civitavecchia (pesca a strascico e artigianale) e di Montalto di Castro (pesca artigianale) sono stati effettuati incontri periodici per illustrare e condividere il progetto e le ricadute attese per il comparto della piccola pesca e si è collaborato direttamente con i pescatori per la cattura delle femmine ovigere da cui ottenere le uova di astice da allevare. I positivi risultati sono mostrati, tra le altre cose, dalle risposte ad un questionario in cui tutti i pescatori intervistati hanno dichiarato di conoscere il progetto e apprezzarne le finalità e hanno riconosciuto una maggiore abbondanza della specie nelle aree costiere più settentrionali, che sono quelle dove i giovani astici vengono rilasciati e dove l’habitat risulta più idoneo.
I cittadini sono un altro importante target della disseminazione e sono stati coinvolti attraverso mass media e social con interviste televisive e giornalistiche, emissione di comunicati stampa, produzione di materiali multimediali diffusi anche tramite i canali social di UNITUS e DEB, realizzazione e distribuzione di gadget durante conferenze ed eventi dedicati.
Infine, il coinvolgimento delle scuole ha rappresentato un obiettivo importante preseguito attraverso lo svolgimento regolare di attività di disseminazione dedicate agli studenti delle scuole secondarie, attraverso lezioni presso le scuole e giornate di attività presso il CISMAR, con la finalità di consolidare le interazioni con il mondo della scuola e avvicinare gli studenti ai temi culturali propri del DEB.
Le attività svolte e la struttura del Progetto ASTICI sono illustrati nel sito web dedicato.
Il progetto ASTICI nel tempo ha promosso il dialogo tra ricerca e società, consolidando il ruolo di UNITUS nella diffusione della cultura scientifica e nella protezione dell’ambiente. Questo risultato è stato possibile grazie al contributo scientifico del progetto che, grazie all’impegno di numerosi ricercatori, ha consentito di mettere a punto le tecniche di allevamento per l’astice europeo a partire da zero, visto che l’astice non è una specie target in acquacoltura. Ciò ha permesso di ripopolare con i giovani astici le aree limitrofe a due Zone Speciali di Conservazione del Lazio settentrionale protette fisicamente dalla pesca a strascico illegale fin dal 2013, grazie a dissuasori in cemento posizionati nell’ambito del progetto EU LIFE “Poseidone”.
Il Progetto ASTICI ha prodotto impatti a livello culturale, sociale ed economico.
L’impatto culturale si concretizza principalmente nella diversa e più positiva percezione da parte di cittadini e portatori di interesse riguardo alla conservazione e gestione della biodiversità marina. Questo impatto è stato generato dalle diverse attività che hanno permesso di raggiungere e coinvolgere sia categorie già interessate all’ambiente marino come pescatori, diportisti o subacquei sia categorie potenzialmente meno informate come cittadini e studenti. Il Progetto ASTICI ha permesso, ad esempio, di stabilire un rapporto di collaborazione, anche remunerativa, con la categoria dei pescatori che oggi sono molto più consapevoli e disponibili rispetto alla gestione sostenibile delle risorse biologiche marine. Inoltre, le attività svolte hanno permesso di informare i cittadini sulle attività svolte al CISMAR e sulle loro ricadute sulla salute degli habitat e delle specie marine, con il risultato di aver creato una relazione più solida ed aperta tra UNITUS e collettività. Un ulteriore impatto culturale è dato dal grado di multidisciplinarietà delle azioni svolte, che hanno messo in connessione settori diversi della conoscenza scientifica e saperi di estrazione non accademica, come la conoscenza dei pescatori locali in materia di biologia ed ecologia dell’astice europeo o le competenze normative della Capitaneria di Porto.
L’impatto sociale ha portato a un’efficace condivisione delle conoscenze scientifiche nel settore della biodiversità marina con cittadini e stakeholders, con un’ampia partecipazione civica e una forte presenza dell’Ateneo a livello del territorio. Le attività di ricerca e di rilascio in mare dei giovani astici hanno permesso di coinvolgere numerosi Enti territoriali come i comuni di Montalto di Castro e Tarquinia, la Regione Lazio, la Capitaneria di Porto di Civitavecchia. Le attività di formazione e disseminazione per le scuole hanno avvicinato gli studenti delle scuole secondarie a temi scientifici e culturali propri del DEB/UNITUS in materia di biodiversità marina. Queste attività creano un legame con gli studenti che spesso ricontattano i docenti per svolgere tirocini o avere informazioni sui percorsi di studio universitari. La creazione di un sito web dedicato al progetto, finanziato da un progetto di Terza Missione da parte dell’Ateneo, ha permesso di rendere visibile e meglio comprensibile ad un pubblico vasto l’intera struttura del Progetto ASTICI.
L’impatto economico ha portato ad un più elevato e stabile reperimento di risorse finanziarie, che hanno permesso di valorizzare il progetto per i beneficiari e di organizzare e gestire con efficienza e continuità le diverse attività. Nell’ambito del Progetto ASTICI sono stati reperiti regolarmente fondi per l’incentivazione economica dei pescatori coinvolti nel progetto, con il risultato di aiutare un comparto in forte difficoltà economica e, contemporaneamente, dimostrare il legame tra gestione sostenibile della biodiversità marina e ricadute economiche sui settori produttivi. A livello di Ateneo, è stata incrementata la capacità di accedere a fondi da bandi competitivi sia destinati a ricerche di base (es. PRIN) sia finalizzati alle azioni di gestione delle risorse marine e ripopolamento dell’astice (es. PO-FEAMP).
Le attività svolte nell’ambito del Progetto ASTICI hanno prodotto un significativo impatto a livello culturale, sociale ed economico a vantaggio della comunità, locale e accademica, e dei portatori di interesse come dimostrato da diversi indicatori.
Gli indicatori dell’impatto culturale hanno mostrato che nel tempo sono aumentati:
Gli indicatori dell’impatto sociale hanno mostrato che:
Gli indicatori dell’impatto economico hanno mostrato che le azioni intraprese hanno permesso di:
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